La società milanese
Prada, Bertelli da Jp Morgan. Il dual listing si avvicina
La quotazione anche a Milano, dopo Hong Kong, piace al mercato. In uscita intanto Stefano Rastrelli, il direttore risorse umane di Prada spa, e a fine anno Fabio Zambernardi
Nei giorni scorsi Lorenzo Bertelli parlando al summit del Financial Times aveva detto di vedere la doppia quotazione di Prada anche a Milano come “un modo per costruire ponti tra Ovest ed Est, in una fase di crescenti tensioni globali”. E giovedì 8 giugno suo padre, Patrizio Bertelli, cartelletta bianca sotto il braccio, è stato visto entrare nella sede milanese di Jp Morgan di buon mattino. La quotazione della storica maison italiana anche alla Borsa di Milano dopo quella realizzata a Hong Kong nel 2011, pur se mai ufficializzata, sembra, dunque, avvicinarsi sempre di più. Il gruppo fattura 4,2 miliardi di euro e attualmente capitalizza 19,3 miliardi di dollari (quasi 18 miliardi di euro).
Il parere degli analisti
L’idea di un dual listing piace al mercato. Spiega infatti Flavio Cereda, uno dei più quotati analisti del lusso, che questa operazione “comporterebbe più effetti positivi che negativi. Il primo effetto positivo è che si allargherebbe di molto l’universo potenziale di investitori, secondo le mie stime di 10 volte. Significa che potrebbero diventare azionisti tutti i grandi fondi che al momento non possono farlo a Hong Kong. Permetterebbe, inoltre, un significativo aumento dei volumi trattati, altro ostacolo che molti investitori istituzionali hanno al momento. Infine, quasi sicuramente riuscirebbe in tempi veloci a fare di Milano la piazza principale di scambi del titolo e quindi a esaltarne il profilo, un effetto già visto all’epoca della quotazione italiana di Luxottica dopo quella realizzata in prima istanza a New York”. A proposito di Prada e Luxottica, Cereda ricorda come sia stato Andrea Guerra, oggi ceo di Prada e all’epoca ceo di Luxottica, a gestire il periodo di transfer dei volumi di Luxottica da New York a Milano.
E i lati negativi della doppia quotazione? “Essenzialmente i multipli. Prada ha sempre avuto multipli di valutazione alti non solo a causa della poca liquidabilità del titolo ma anche del fatto che gli investitori, al momento prevalentemente asiatici, non hanno altri titoli del lusso vero su cui investire a Hong Kong. Con la quotazione anche a Milano questa dinamica potrebbe diventare più complessa”.
Bertelli e l’obiettivo della crescita
Arrivare anche sul listino milanese permetterebbe, dunque, al gruppo della moda di avere nuove risorse da investire. Dopo aver lasciato la gestione quotidiana nella mani di Guerra, Patrizio Bertelli è focalizzato sulla crescita. Pur essendo il primo gruppo italiano per fatturato, il divario con i concorrenti francesi si è molto approfondito. Con una serie di acquisizioni Bertelli ha rafforzato la già forte struttura industriale del gruppo, elemento importante in un periodo in cui la vera difficoltà non è tanto vendere, quanto invece produrre, perché manca chi possa farlo. Un paio di interventi sulla catena industriale Bertelli li ha fatti insieme all’amico Gildo Zegna, ceo dell’omonimo gruppo piemontese quotato a New York, l’ultimo dei quali proprio la scorsa settimana quando Prada e Zegna hanno rilevato il 15% di Luigi Fedeli. Collaborazioni interessanti da osservare, anche considerando che sono riemerse molte voci su Armani. Il gruppo dello stilista piacentino che ha a Milano il suo quartier generale, piace da sempre ai francesi. Lo stesso Armani avrebbe però messo nelle note ai nipoti che erediteranno il gruppo di non vendere a nessuno di Parigi. La vita non può dire adesso come andranno le cose davvero, per ora non ci si può limitare che a osservare.
E nel gruppo ci sono avvicendamenti in corso
Mentre Bertelli pensa a come far crescere il gruppo, in Prada si assiste intanto ad alcuni avvicendamenti. Sarebbe, infatti, uscito dopo 16 anni, Stefano Rastrelli, il direttore risorse umane di Prada spa. E a fine anno andrebbe in pensione Fabio Zambernardi, lo storico braccio destro di Miuccia Prada. Interpellata, l’azienda non commenta.